- Conoscere le collezioni
- Approfondire la ricerca
- Scoprire la biblioteca
- Prenotare e prendere in prestito
- Scrivere e citare
- Pubblicare e depositare
Gli studi di Luca Beltrami (Milano 1854 - Roma 1933), architetto e intellettuale milanese, furono dedicati anche all’approfondimento della figura di Leonardo da Vinci, e alcuni suoi contributi, pubblicati tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, sono ancora oggi ritenuti fondativi per la conoscenza dell’opera dell’artista fiorentino. In occasione del Convegno internazionale di studi Leonardo da Vinci tra arti e lettere nel Novecento, verranno esposti libri, saggi e recensioni, spesso frutto di scoperte documentarie inedite e di puntuali riflessioni condotte nei cantieri di restauro, conservati in gran parte nei fondi della Biblioteca dell’Accademia di architettura (Fondo Luca Beltrami, Fondo Augusto Guidini, Fondo Luigi Nessi) e in parte provenienti da alcuni fondi speciali della Biblioteca Cantonale di Lugano.
L’Archilettura intende ricostruire il contesto storiografico e il dibattito culturale intorno a Leonardo che le stesse ricerche di Beltrami contribuirono ad animare. Ci si soffermerà anche sul metodo di Beltrami, che studiò Leonardo avvalendosi del rilievo, della fotografia e dell’analisi filologica per ricostruire i diversi campi in cui l’artista si espresse: dalla pittura all’architettura, dalla scrittura all’anatomia fino alla “scienza” del volo. Ma i suoi studi, condotti non senza vivaci polemiche con noti studiosi contemporanei, molto influirono anche sulla costruzione del mito di Leonardo come “uomo moderno”: nella sua incessante vena creativa e sperimentale, l’intellettuale lombardo già intravvedeva l’immaginario della contemporaneità. Seguirà rinfresco
ArchiLettura a cura di
Carla Mazzarelli e Mirko Moizi
Con la collaborazione di
Francesca Gulino
L’Archilettura intende ricostruire il contesto storiografico e il dibattito culturale intorno a Leonardo che le stesse ricerche di Beltrami contribuirono ad animare. Ci si soffermerà anche sul metodo di Beltrami, che studiò Leonardo avvalendosi del rilievo, della fotografia e dell’analisi filologica per ricostruire i diversi campi in cui l’artista si espresse: dalla pittura all’architettura, dalla scrittura all’anatomia fino alla “scienza” del volo. Ma i suoi studi, condotti non senza vivaci polemiche con noti studiosi contemporanei, molto influirono anche sulla costruzione del mito di Leonardo come “uomo moderno”: nella sua incessante vena creativa e sperimentale, l’intellettuale lombardo già intravvedeva l’immaginario della contemporaneità. Seguirà rinfresco
ArchiLettura a cura di
Carla Mazzarelli e Mirko Moizi
Con la collaborazione di
Francesca Gulino
ArchiLettura
Luca Beltrami e Leonardo: saggi, polemiche, riscoperte
Biblioteca dell'Accademia
di architettura
Venerdì 22 novembre
ore 18:30
In collaborazione con
Istituto di storia e teoria dell’arte e dell’architettura (ISA)
Luca Beltrami e Leonardo: saggi, polemiche, riscoperte
Biblioteca dell'Accademia
di architettura
Venerdì 22 novembre
ore 18:30
In collaborazione con
Istituto di storia e teoria dell’arte e dell’architettura (ISA)
L’esposizione si basa su una selezione di fotografie scattate a Parigi durante e dopo gli scontri avvenuti dal 21 al 28 maggio 1871, la cosiddetta semaine sanglante, settimana sanguinosa. I fotografi documentarono l’impatto delle distruzioni, l’effetto dei roghi e degli atti vandalici perpetrati dai Comunardi che, nel corso del conflitto con le truppe di Versailles, distrussero deliberatamente i luoghi del potere. Sulle rovine ancora fumanti della città si riversò un’armata di fotografi: “les artilleurs du collodion qui dirigent leurs batteries sur les gravats accumulés par le règne des communards.” Solo la fotografia si dimostrava infatti in grado di fissare la dimensione globale del momento fuggente del disastro.
L’esposizione propone sia un'indagine sulla relazione tra fotografia e rivoluzione, cogliendo l’attrazione dei fotografi per i monumenti in rovina, che una riflessione sull’aggressione nei confronti dei simboli architettonici del potere, portatori di memoria ed espressione dell’egemonia delle forze monarchiche e conservatrici. I materiali esposti provengono dalle collezioni speciali della Biblioteca dell’Accademia di architettura.
In occasione dell’inaugurazione interverrà il Prof. Christoph Frank.
L’esposizione propone sia un'indagine sulla relazione tra fotografia e rivoluzione, cogliendo l’attrazione dei fotografi per i monumenti in rovina, che una riflessione sull’aggressione nei confronti dei simboli architettonici del potere, portatori di memoria ed espressione dell’egemonia delle forze monarchiche e conservatrici. I materiali esposti provengono dalle collezioni speciali della Biblioteca dell’Accademia di architettura.
In occasione dell’inaugurazione interverrà il Prof. Christoph Frank.
Fotografare l'ira.
Le distruzioni di Parigi durante la Comune del 1871
Martedì 8 ottobre
2019
ore 18:30
→ Descrizione della mostra
Le distruzioni di Parigi durante la Comune del 1871
Martedì 8 ottobre
2019
ore 18:30
→ Descrizione della mostra
Nel 1886 veniva bandito il Concorso internazionale per il rifacimento della facciata del Duomo di Milano. Nonostante tra il 1807 e 1813, per volere di Napoleone, si fosse risolto quel cantiere secolare avviatosi sin dalla fine del XIV secolo con la messa in opera del progetto di Carlo Amati e Giuseppe Zanoia, all’indomani dell’Unità d’Italia sembrava urgente ritrovare un linguaggio gotico più consono al carattere originale dell’edificio.
Grazie ai materiali e alla documentazione raccolti dai membri della giuria del concorso - oggi conservati nei preziosi fondi Guidini, Beltrami e L’Archivolto custoditi dalla Biblioteca dell’Accademia di architettura - è possibile venire a conoscenza delle pratiche di organizzazione di un concorso del tardo Ottocento così come degli strumenti allora adottati per la valutazione dei progetti presentati. Se da un lato quei materiali di studio sono stati utili a giuria e architetti dell’epoca per valutare l’originalità dei progetti in gara, dall’altro oggi ci permettono di ripercorrere la ricezione del Gotico nei vari periodi storici e dunque le variazioni del gusto tra classicismo, cultura barocca ed ecclettismo.
Fotografie, disegni, rilievi, modelli e relazioni furono fondamentali per arrivare a un giudizio conclusivo il più scientifico possibile. I documenti ora esposti presso la Biblioteca dell’Accademia intendono svelare i meccanismi sottesi al lavoro di ricostruzione e analisi storica proprio della cultura fin de siècle.
In occasione dell’Archilettura, promossa dalla Biblioteca dell’Accademia di architettura in collaborazione con l’Istituto di storia e teoria dell’arte e dell’architettura, ISA, interverranno:
Grazie ai materiali e alla documentazione raccolti dai membri della giuria del concorso - oggi conservati nei preziosi fondi Guidini, Beltrami e L’Archivolto custoditi dalla Biblioteca dell’Accademia di architettura - è possibile venire a conoscenza delle pratiche di organizzazione di un concorso del tardo Ottocento così come degli strumenti allora adottati per la valutazione dei progetti presentati. Se da un lato quei materiali di studio sono stati utili a giuria e architetti dell’epoca per valutare l’originalità dei progetti in gara, dall’altro oggi ci permettono di ripercorrere la ricezione del Gotico nei vari periodi storici e dunque le variazioni del gusto tra classicismo, cultura barocca ed ecclettismo.
Fotografie, disegni, rilievi, modelli e relazioni furono fondamentali per arrivare a un giudizio conclusivo il più scientifico possibile. I documenti ora esposti presso la Biblioteca dell’Accademia intendono svelare i meccanismi sottesi al lavoro di ricostruzione e analisi storica proprio della cultura fin de siècle.
In occasione dell’Archilettura, promossa dalla Biblioteca dell’Accademia di architettura in collaborazione con l’Istituto di storia e teoria dell’arte e dell’architettura, ISA, interverranno:
- Carla Mazzarelli
- Mirko Moizi
- Daniela Mondini
- Angela Windholz
- Mirko Moizi
Quale Gotico per Milano?
I materiali della giuria per il concorso della facciata del
Duomo (1886-1888)
Martedì 26 febbraio
2019
ore 18:30
I materiali della giuria per il concorso della facciata del
Duomo (1886-1888)
Martedì 26 febbraio
2019
ore 18:30
Questa Archilettura suggella la conclusione della campagna catalografica del Fondo Corboz e presenta il mondo intellettuale e visivo di André Corboz (1928-2012). I suoi noti contributi alla storia dell’urbanistica e all’analisi dell’attuale realtà urbana si muovono tra storia dell’arte e storia dell’architettura. In un periodo definito meno dal neostoricismo urbanistico che dalla riflessione critica sulla modernità, egli coniò espressioni quali “ipercittà” e “territorio come palinsesto”. Sebbene Corboz abbia assistito al cambiamento culturale associato al postmodernismo, non fu tra i protagonisti di questo dibattito, eccetto forse riguardo al tema della tutela urbana e storica. Con l’introduzione del concetto di “rianimazione” nella propria riflessione, Corboz divenne debitore di Umberto Eco e della sua idea di opera d’arte aperta. Un appassionato interesse per il progetto illuminista e per la rappresentazione di uno spazio urbano protoindustriale erano già presenti nel titolo e nella finalità del suo primo libro: Invention de Carouge. 1772-1792 (1968). Laureatosi in legge nel 1952, Corboz ebbe una tortuosa carriera accademica. Nel 1980 presentò la sua tesi dottorale su La Venise imaginaire de Canaletto all’antropologo francese Gilbert Durand e diventò il successore di Paul Hofer presso l’ETH di Zurigo.
L’esposizione mappa il “nomadismo disciplinare” (Bernardo Secchi) di uno studioso che ha navigato tra i vari campi del sapere. Ora è possibile, presso l’Accademia di architettura, seguire le traiettorie intellet- tuali delle sue ricerche e approfondirne gli specifici contesti tematici. Il completamento, nel 2017, della catalogazione dei 23’757 libri appartenenti al Fondo Corboz, conservati rispettando l’ordinamento della sua biblioteca personale, arricchisce il patrimonio della Biblioteca dell’Accademia aprendo agli studiosi nuove prospettive di indagine. Inoltre la cospicua documentazione conservata a Palazzo Turconi include materiali di lavoro privati che testimoniano una carriera durata mezzo secolo. L’archivio iconografico, costituito da 43’371 diapositive e 28’291 cartoline, rivela un Corboz esperto fotografo. L’esposizione illustra come i viaggi e la fotografia hanno stimolato una creatività intellettuale che ha portato a una straordinaria interpretazione dello spazio.
Intervengono:
Riccardo Blumer, Mario Botta, Bruno Reichlin, Christoph Frank, Angela Windholz, Sylvain Malfroy, Elisabetta Zonca con Debora De Carli e Sabina Walder, Sonja Hildebrand e André Bideau
L’esposizione mappa il “nomadismo disciplinare” (Bernardo Secchi) di uno studioso che ha navigato tra i vari campi del sapere. Ora è possibile, presso l’Accademia di architettura, seguire le traiettorie intellet- tuali delle sue ricerche e approfondirne gli specifici contesti tematici. Il completamento, nel 2017, della catalogazione dei 23’757 libri appartenenti al Fondo Corboz, conservati rispettando l’ordinamento della sua biblioteca personale, arricchisce il patrimonio della Biblioteca dell’Accademia aprendo agli studiosi nuove prospettive di indagine. Inoltre la cospicua documentazione conservata a Palazzo Turconi include materiali di lavoro privati che testimoniano una carriera durata mezzo secolo. L’archivio iconografico, costituito da 43’371 diapositive e 28’291 cartoline, rivela un Corboz esperto fotografo. L’esposizione illustra come i viaggi e la fotografia hanno stimolato una creatività intellettuale che ha portato a una straordinaria interpretazione dello spazio.
Intervengono:
Riccardo Blumer, Mario Botta, Bruno Reichlin, Christoph Frank, Angela Windholz, Sylvain Malfroy, Elisabetta Zonca con Debora De Carli e Sabina Walder, Sonja Hildebrand e André Bideau
Il Fondo André Corboz
a Mendrisio
biblioteca e archivio -
catalogazione e progetti
Giovedì 26 aprile
2018
ore 18:00
→ Descrizione della mostra
a Mendrisio
biblioteca e archivio -
catalogazione e progetti
Giovedì 26 aprile
2018
ore 18:00
→ Descrizione della mostra
A partire dagli anni Settanta-Ottanta le grandi città incominciano ad essere via via intasate dal traffico degli automezzi privati. Le soluzioni che a quell’epoca venivano proposte in termini di miglioramento della percorribilità, prendevano in considerazione quasi esclusivamente l’aumento della possibile portata delle vie di collegamento veloce, aggiungendo dunque alle arterie stradali esistenti una rete di tangenziali, sopraelevate e viadotti. Le foto storiche in mostra raccontano della costruzione di gigantesche infrastrutture e con esse dei progressivi e profondi mutamenti degli spazi urbani e dei loro assetti morfologici originari. L’apparato iconografico, le gigantografie, alcuni brevi filmati e una sezione bibliografica sono stati scelti con l’intento di dimostrare quali profondi cambiamenti possono subire le consuetudini in termini relazionali e di mobilità e dunque la qualità della vita degli abitanti, generando spesso e volentieri situazioni ambientali critiche, di divisione e di disagio sociale. Le fotografie dedicate ai cantieri delle sopraelevate che vennero costruite in Italia a Cosenza, Pescara, Genova e Napoli, della tangenziale di Milano e dei viadotti Fichera, Gela e Pontebba, custodite presso la Biblioteca dell’Accademia di architettura, provengono dal fondo della IN.CO. S.p.A., ditta che, sotto la direzione dell’ingegnere Silvano Zorzi, ha realizzato tra le più importanti e onerose infrastrutture viarie in Italia fino agli anni Novanta.
Gli scatti in mostra sono frutto del lavoro di alcune rinomate agenzie fotografiche dell’epoca: Guglielmo Chiolini-Pavia; Angelo Lauriola-Roma; le agenzie Publifoto-Genova e Palermo; Foto Attualità di E. Ceolin e R. Sartori-Treviso; Foto Rinaldo Bovio-Genova.
In occasione dell’inaugurazione interverrà Tullia Iori, dell’Università di Roma “Tor Vergata”, nell’ambito del Progetto “SIXXI - Storia dell’ingegneria strutturale in Italia” (ERC Advanced Grant, P.I. Sergio Poretti).
Gli scatti in mostra sono frutto del lavoro di alcune rinomate agenzie fotografiche dell’epoca: Guglielmo Chiolini-Pavia; Angelo Lauriola-Roma; le agenzie Publifoto-Genova e Palermo; Foto Attualità di E. Ceolin e R. Sartori-Treviso; Foto Rinaldo Bovio-Genova.
In occasione dell’inaugurazione interverrà Tullia Iori, dell’Università di Roma “Tor Vergata”, nell’ambito del Progetto “SIXXI - Storia dell’ingegneria strutturale in Italia” (ERC Advanced Grant, P.I. Sergio Poretti).
Borderlines
Città divise/Città plurali.
Tangenziali, sopraelevate e viadotti
Mostra fotografica Tangenziali, sopraelevate e viadotti nell’ambito della Bi10 Biennale dell’immagine
Martedì 10 ottobre
2017
ore 18:30
→ Descrizione della mostra
Città divise/Città plurali.
Tangenziali, sopraelevate e viadotti
Mostra fotografica Tangenziali, sopraelevate e viadotti nell’ambito della Bi10 Biennale dell’immagine
Martedì 10 ottobre
2017
ore 18:30
→ Descrizione della mostra
L’Accademia di architettura di Mendrisio ha ricevuto in donazione nel 2013 l’archivio fotografico della società IN.CO. Ingegneri Consulenti S.p.A. Il fondo conta circa 6000 fotografie in bianco/nero e a colori e costituisce un’importante testimonianza delle innovazioni costruttive e delle tecniche di messa in opera delle infrastrutture su scala mondiale nell’arco temporale tra il 1950 e il 1990.
L’Archilettura proposta dalla Biblioteca in collaborazione con la Cattedra di strutture si riferisce anche alla metodologia didattica dell’Accademia di architettura di Mendrisio proponendo l’analisi e la messa a confronto per elementi costitutivi di più manufatti progettati dalla società italiana sotto la guida dell’ingegner Silvano Zorzi (1921-1994).
Le tavole esposte si focalizzano sulle specifiche dei materiali e delle tipologie di messa in opera, sulle fondazioni, sui pilastri e sugli impalcati delle diverse strutture presenti nell’archivio (ponti, viadotti, dighe, opere portuali, linee ferroviarie, metropolitane, grandi edifici civili ed industriali) al fine di evidenziare l’abilità creativa dell’ingegner Zorzi e riconoscere l’importanza e l’impatto dell’infrastruttura sul territorio.
Introduce alla mostra il prof. Mario Monotti, Accademia di architettura.
L’Archilettura proposta dalla Biblioteca in collaborazione con la Cattedra di strutture si riferisce anche alla metodologia didattica dell’Accademia di architettura di Mendrisio proponendo l’analisi e la messa a confronto per elementi costitutivi di più manufatti progettati dalla società italiana sotto la guida dell’ingegner Silvano Zorzi (1921-1994).
Le tavole esposte si focalizzano sulle specifiche dei materiali e delle tipologie di messa in opera, sulle fondazioni, sui pilastri e sugli impalcati delle diverse strutture presenti nell’archivio (ponti, viadotti, dighe, opere portuali, linee ferroviarie, metropolitane, grandi edifici civili ed industriali) al fine di evidenziare l’abilità creativa dell’ingegner Zorzi e riconoscere l’importanza e l’impatto dell’infrastruttura sul territorio.
Introduce alla mostra il prof. Mario Monotti, Accademia di architettura.
Silvano Zorzi e l’archivio fotografico della INCO S.p.A. "L’architettura delle infrastrutture"
Martedì 9 maggio
2017
ore 18:30
→ Descrizione della mostra
Martedì 9 maggio
2017
ore 18:30
→ Descrizione della mostra
Salomon Gessner (1730-1788), il poeta e artista zurighese al centro della mostra, creò con le sue poesie idilliache un vero fenomeno estetico europeo celebrando - a ridosso della rivoluzione francese e di quella industriale - un’utopia bucolica regressiva.
La felicità idealizzata di una natura paradisiaca si tradusse poi in un processo di estetizzazione nei trattati sul landscape gardening, nella moda del country life, nelle architetture dei cottages, delle ville in stile e dello chalet svizzero, sino alle tendenze della piccola casetta per il weekend in riva al lago degli anni ’50 e al resort per il chill out della società odierna.
La mostra apre con le raffinate incisioni del 1811 di Carl Wilhelm Kolbe il Vecchio (1759-1835) che illustrano i famosi Idilli di Salomon Gessner; passa poi alle coloratissime fotocromie degli anni ’90 del XIX secolo della ditta Orell Gessner Füssli, dedicate ai pittoreschi paesaggi alpini e mediterranei; presenta a seguire le stereografie di amene mete turistiche e conclude con una scelta iconografica dedicata alle case da sogno in epoca contemporanea. Il percorso espositivo, tutto basato sui fondi speciali della biblioteca, rintraccia attraverso questi capitoli storici la ricorrenza dell’utopia di una vita arcadica e idilliaca, sino alla sue forme mondane, turistiche e architettoniche.
Intervengono: Angela Windholz, Bruno Pedretti
La felicità idealizzata di una natura paradisiaca si tradusse poi in un processo di estetizzazione nei trattati sul landscape gardening, nella moda del country life, nelle architetture dei cottages, delle ville in stile e dello chalet svizzero, sino alle tendenze della piccola casetta per il weekend in riva al lago degli anni ’50 e al resort per il chill out della società odierna.
La mostra apre con le raffinate incisioni del 1811 di Carl Wilhelm Kolbe il Vecchio (1759-1835) che illustrano i famosi Idilli di Salomon Gessner; passa poi alle coloratissime fotocromie degli anni ’90 del XIX secolo della ditta Orell Gessner Füssli, dedicate ai pittoreschi paesaggi alpini e mediterranei; presenta a seguire le stereografie di amene mete turistiche e conclude con una scelta iconografica dedicata alle case da sogno in epoca contemporanea. Il percorso espositivo, tutto basato sui fondi speciali della biblioteca, rintraccia attraverso questi capitoli storici la ricorrenza dell’utopia di una vita arcadica e idilliaca, sino alla sue forme mondane, turistiche e architettoniche.
Intervengono: Angela Windholz, Bruno Pedretti
L’idillio, mutamenti di un topos.
Martedì 24 novembre
2015
ore 18:30
Martedì 24 novembre
2015
ore 18:30
“...la rivista dovrà rispecchiare via via ciascun risultato, ciascun aspetto della gigantesca gara di progresso e di lavoro alla quale l’Italia fascista ha invitato tutte le genti civili. Descrivere a parte a parte l’Esposizione Universale e l’ambiente storico e attuale, in cui essa sta sorgendo, sarà quasi un ripercorrere il cammino della civiltà in ogni sua vittoriosa avanzata e riviverne le fasi in questa eccelsa fonte e sede che è l’Urbe dei millenni.”
Con queste parole, il militante nazionalista e poi fascista Luigi Federzoni, allora presidente della Reale Accademia d’Italia, saluta, dalle pagine di Civiltà, la nascita della rivista stessa, periodico che, tra il 1940 e il ’42, avrà il compito di annunciare il significato del grandioso “Convegno delle Nazioni” che avrebbe dovuto presentare a Roma una non mai eguagliata sintesi panoramica di tutte le forme dello sviluppo spirituale, morale, economico, artistico, scientifico, tecnico della società umana in ogni epoca e in ogni paese: l’Esposizione Universale di Roma 1942, E 42.
In occasione dell’inaugurazione di EXPO 2015, la Biblioteca dell’Accademia di architettura di Mendrisio dedica una delle sue Archiletture a Civiltà, per ricostruire non solo la ricchezza di un particolare episodio editoriale ma anche la complessità e la problematicità di un preciso momento storico e culturale sullo sfondo di quella che, agli occhi del regime fascista, sarebbe dovuta divenire un “Olimpiade della Civiltà” nel momento di massimo sfarzo del nuovo impero.
La rivista è dimostrazione paradigmatica di come le arti visive e gli studi letterari assieme ad un generoso impegno culturale all’apparenza “liberale e aperto” potessero servire a promuovere gli intenti imperialistici dei regimi totalitari del XX secolo, celandone le barbarie sotto l’espressione di “civiltà”.
Interviene: Matteo Trentini, Accademia di architettura
Con queste parole, il militante nazionalista e poi fascista Luigi Federzoni, allora presidente della Reale Accademia d’Italia, saluta, dalle pagine di Civiltà, la nascita della rivista stessa, periodico che, tra il 1940 e il ’42, avrà il compito di annunciare il significato del grandioso “Convegno delle Nazioni” che avrebbe dovuto presentare a Roma una non mai eguagliata sintesi panoramica di tutte le forme dello sviluppo spirituale, morale, economico, artistico, scientifico, tecnico della società umana in ogni epoca e in ogni paese: l’Esposizione Universale di Roma 1942, E 42.
In occasione dell’inaugurazione di EXPO 2015, la Biblioteca dell’Accademia di architettura di Mendrisio dedica una delle sue Archiletture a Civiltà, per ricostruire non solo la ricchezza di un particolare episodio editoriale ma anche la complessità e la problematicità di un preciso momento storico e culturale sullo sfondo di quella che, agli occhi del regime fascista, sarebbe dovuta divenire un “Olimpiade della Civiltà” nel momento di massimo sfarzo del nuovo impero.
La rivista è dimostrazione paradigmatica di come le arti visive e gli studi letterari assieme ad un generoso impegno culturale all’apparenza “liberale e aperto” potessero servire a promuovere gli intenti imperialistici dei regimi totalitari del XX secolo, celandone le barbarie sotto l’espressione di “civiltà”.
Interviene: Matteo Trentini, Accademia di architettura
Civiltà
La rivista per l’Esposizione Universale di Roma E 42
Lunedì 11 maggio
2015
ore 18:00
La rivista per l’Esposizione Universale di Roma E 42
Lunedì 11 maggio
2015
ore 18:00
In occasione dell’inventariazione dell’archivio di Augusto Rima la Biblioteca dell’Accademia di architettura partecipa, con una mostra di documenti storici, alla 9ª Biennale dell’Immagine organizzata dalla Galleria Cons Arc e il m.a.x. Museo di Chiasso e intitolata TRASFORMAZIONI.
Le fotografie in esposizione documentano le complesse condizioni ambientali e le sfide ingegneristiche legate alla gestione delle acque territoriali del Canton Ticino, ma anche gli squilibri ecologici creati dal boom economico e demografico della regione. Pur trattandosi di documenti di carattere tecnico costituiscono una memoria di forti impressioni sulle dinamiche di trasformazione del territorio.
Oltre all’allestimento fotografico, che si presenta come una fenomenologia visiva dell’impatto delle acque, la mostra propone la rilettura di alcuni dossier analitici dell’ingegnere: approfondimenti sulla ricerca delle cause di carattere morfologico, costruttivo e strutturale, che hanno provocato vari problemi di ordine ambientale.
Il corposo archivio di Augusto Rima è aperto agli studiosi interessati e la sua inventariazione permetterà di gettare nuova luce sulla storia delle trasformazioni del Ticino.
Interverrà il prof. Luigi Lorenzetti, Laboratorio di Storia delle Alpi
Le fotografie in esposizione documentano le complesse condizioni ambientali e le sfide ingegneristiche legate alla gestione delle acque territoriali del Canton Ticino, ma anche gli squilibri ecologici creati dal boom economico e demografico della regione. Pur trattandosi di documenti di carattere tecnico costituiscono una memoria di forti impressioni sulle dinamiche di trasformazione del territorio.
Oltre all’allestimento fotografico, che si presenta come una fenomenologia visiva dell’impatto delle acque, la mostra propone la rilettura di alcuni dossier analitici dell’ingegnere: approfondimenti sulla ricerca delle cause di carattere morfologico, costruttivo e strutturale, che hanno provocato vari problemi di ordine ambientale.
Il corposo archivio di Augusto Rima è aperto agli studiosi interessati e la sua inventariazione permetterà di gettare nuova luce sulla storia delle trasformazioni del Ticino.
Interverrà il prof. Luigi Lorenzetti, Laboratorio di Storia delle Alpi
Acque, infrastrutture e memoria
Il fondo Augusto Rima
Martedì 14 ottobre
2014
ore 18:00
Il fondo Augusto Rima
Martedì 14 ottobre
2014
ore 18:00
La Biblioteca dell’Accademia di architettura di Mendrisio ospita la presentazione del
sito www.gioponti.org, realizzato dall’Archivio Gio Ponti di Milano, che contiene
un immenso thesaurus composto da schizzi, disegni, fotografie e documenti di
vario genere. Questo materiale, e in particolare la corrispondenza professionale
recentemente inventariata e digitalizzata (circa 100.000 lettere), permetterà
di gettare nuovi sguardi sul lavoro dell’architetto milanese e sul suo tempo. La
presentazione del sito www.gioponti.org vuole anche inaugurare un rapporto
privilegiato tra l’Accademia di architettura di Mendrisio e l’Archivio Gio Ponti,
nell’ottica di promuovere ricerche inedite e supportare il lavoro di studenti e
ricercatori.
Per l’occasione, la Biblioteca dell’Accademia desidera ricordare il ruolo culturale di Gio Ponti esponendo alcuni fascicoli di “Stile” - la rivista da lui fondata nel 1941 e diretta fino al 1947 - provenienti dalle proprie collezioni. Come mostrano le copertine esposte, disegnate da Ponti stesso, “Stile” può essere considerata un diario personale con cui l’architetto milanese ha interpretato l’Italia degli anni Quaranta attraverso la scrittura (firmata con ventidue pseudonimi diversi), il disegno, i suoi progetti e con la pubblicazione di contributi provenienti da ambiti diversi: architettura, pittura, scultura, poesia, disegno industriale, grafica, ecc. Questa piccola mostra vuole dunque essere un invito ad approfondire un momento cruciale per la cultura architettonica italiana e internazionale, ma soprattutto a esplorare e mantenere vive le collezioni della Biblioteca.
Angela Windholz, Responsabile Biblioteca, Accademia di architettura
Saluto
Gabriele Neri, docente e ricercatore, Accademia di architettura
Introduzione a STILE
Paolo Rosselli e Salvatore Licitra, Archivio Gio Ponti Milano
www.gioponti.org e la digitalizzazione dell’epistolario di Gio Ponti (1923-1979)
Per l’occasione, la Biblioteca dell’Accademia desidera ricordare il ruolo culturale di Gio Ponti esponendo alcuni fascicoli di “Stile” - la rivista da lui fondata nel 1941 e diretta fino al 1947 - provenienti dalle proprie collezioni. Come mostrano le copertine esposte, disegnate da Ponti stesso, “Stile” può essere considerata un diario personale con cui l’architetto milanese ha interpretato l’Italia degli anni Quaranta attraverso la scrittura (firmata con ventidue pseudonimi diversi), il disegno, i suoi progetti e con la pubblicazione di contributi provenienti da ambiti diversi: architettura, pittura, scultura, poesia, disegno industriale, grafica, ecc. Questa piccola mostra vuole dunque essere un invito ad approfondire un momento cruciale per la cultura architettonica italiana e internazionale, ma soprattutto a esplorare e mantenere vive le collezioni della Biblioteca.
Angela Windholz, Responsabile Biblioteca, Accademia di architettura
Saluto
Gabriele Neri, docente e ricercatore, Accademia di architettura
Introduzione a STILE
Paolo Rosselli e Salvatore Licitra, Archivio Gio Ponti Milano
www.gioponti.org e la digitalizzazione dell’epistolario di Gio Ponti (1923-1979)
L’Archilettura della Biblioteca dell’Accademia di architettura a Mendrisio è dedicata all’opera della fotografa Wiebke
Loeper, nata nel 1972 e cresciuta nell’edificio sperimentale a pareti mobili a Berlino-Est, Mollstr. 31, costruito dal
padre, l’architetto Herwig Loeper.
Formatasi con Arno Fischer e Joachim Brohm alla celebre scuola fotografica dell’accademia di belle arti di Lipsia, i suoi lavori sono stati esposti in varie mostre personali e collettive a livello mondiale.
Il lavoro di Wiebke Loeper riflette sulla poetica della scomparsa dei luoghi e delle cose. Il suo procedimento sistematico e l’esatta ripetizione dei motivi in un prima e in un dopo trasmette l’inquietante trasformazione delle topografie urbane e della vita individuale e personale a Berlino. La città viene catturata non nella sua consueta rappresentatività iconografica ma soprattutto come paesaggio affettivo sempre in bilico tra abbandono e perdita. Nella visione ravvicinata della trasformazione degli spazi dell’infanzia felice, dopo il 1989 l’insistenza dello sguardo della fotografa sul melanconico degrado di quegli intimi luoghi della memoria contrasta con la trionfante retorica della riunificazione delle due Germanie.
Quello di Wiebke Loeper è un racconto critico sul continuo intrecciarsi di utopie collettive, spazio costruito, felicità privata, sogni e realtà geopolitiche.
Introduzione
Angela Windholz e Wiebke Loeper
Opere in mostra
"Lad", Berlino 1996/1997, 30 C-Prints, 39 x 51 cm, Diasec Face Sandwich
Presentazione di “Moll 31”, Berlino 1995/2008, 45 x 60 cm, Videoproiezione
Formatasi con Arno Fischer e Joachim Brohm alla celebre scuola fotografica dell’accademia di belle arti di Lipsia, i suoi lavori sono stati esposti in varie mostre personali e collettive a livello mondiale.
Il lavoro di Wiebke Loeper riflette sulla poetica della scomparsa dei luoghi e delle cose. Il suo procedimento sistematico e l’esatta ripetizione dei motivi in un prima e in un dopo trasmette l’inquietante trasformazione delle topografie urbane e della vita individuale e personale a Berlino. La città viene catturata non nella sua consueta rappresentatività iconografica ma soprattutto come paesaggio affettivo sempre in bilico tra abbandono e perdita. Nella visione ravvicinata della trasformazione degli spazi dell’infanzia felice, dopo il 1989 l’insistenza dello sguardo della fotografa sul melanconico degrado di quegli intimi luoghi della memoria contrasta con la trionfante retorica della riunificazione delle due Germanie.
Quello di Wiebke Loeper è un racconto critico sul continuo intrecciarsi di utopie collettive, spazio costruito, felicità privata, sogni e realtà geopolitiche.
Introduzione
Angela Windholz e Wiebke Loeper
Opere in mostra
"Lad", Berlino 1996/1997, 30 C-Prints, 39 x 51 cm, Diasec Face Sandwich
Presentazione di “Moll 31”, Berlino 1995/2008, 45 x 60 cm, Videoproiezione
Berlino nelle fotografie
di Wiebke Loeper
Venerdì 27 settembre
2013
ore 18:00
di Wiebke Loeper
Venerdì 27 settembre
2013
ore 18:00
La Biblioteca dell’Accademia di architettura di Mendrisio presenta uno dei suoi fondi librari più preziosi, proveniente
dalla biblioteca del poeta e critico d’arte Carlo Castone Della Torre di Rezzonico (Como 1742 - Napoli 1796).
Pronipote di Clemente XIII e cugino sia del cardinale Carlo Rezzonico (Venezia 1724 - Roma 1799) sia del senatore di Roma Abbondio Rezzonico (Venezia 1742 - Roma 1810), Carlo Castone nacque in una delle famiglie più importanti della curia del Settecento, originaria di Rezzonico (San Siro) sul lago di Como.
Discepolo di Étienne Bonnot de Condillac e del poeta Carlo Innocenzo Frugoni, suo maestro di poesia ma anche confidente d’amore e d’avventure, venne ammesso in Arcadia, l’accademia letteraria romana, ed esordì come poeta col nome di Dorillo Dafneio. Sempre a Parma diventò Segretario perpetuo della Reale Accademia di Belle arti nel 1769 e Direttore degli spettacoli teatrali di Sua Altezza Reale. Nel 1785 partì per il suo Grand Tour.
Tornato dai suoi viaggi si stabilì prima a Roma e poi a Napoli, dove entrò a fare parte dei circoli di personaggi quali il suo cugino e Senatore di Roma Abbondio Rezzonico, l’ambasciatore spagnolo e archeologo Don José Nicolás de Azara, la pittrice Angelika Kauffmann, l’antiquario e ambasciatore inglese Sir William Hamilton, il segretario di stato Sir John Acton e lo storico dell’arte Jean Baptiste Louis George Seroux D’Agincourt.
Venne ritratto da artisti famosi come Élisabeth Vigée-Le Brun, Gavin Hamilton e Johann Zoffany.
In occasione della presentazione del fondo Carlo Castone Della Torre di Rezzonico è stata allestita una mostra nella quale sono esposti al pubblico i volumi più pregiati.
Presentazione del fondo e introduzione
Angela Windholz, Responsabile Biblioteca dell’Accademia di architettura
Mario Mascetti, Storico
Conferenza
Pierluigi Panza, Scrittore
“Un poligrafo per il passato. Carlo Castone Della Torre di Rezzonico e la cultura antiquaria del Settecento”
Pronipote di Clemente XIII e cugino sia del cardinale Carlo Rezzonico (Venezia 1724 - Roma 1799) sia del senatore di Roma Abbondio Rezzonico (Venezia 1742 - Roma 1810), Carlo Castone nacque in una delle famiglie più importanti della curia del Settecento, originaria di Rezzonico (San Siro) sul lago di Como.
Discepolo di Étienne Bonnot de Condillac e del poeta Carlo Innocenzo Frugoni, suo maestro di poesia ma anche confidente d’amore e d’avventure, venne ammesso in Arcadia, l’accademia letteraria romana, ed esordì come poeta col nome di Dorillo Dafneio. Sempre a Parma diventò Segretario perpetuo della Reale Accademia di Belle arti nel 1769 e Direttore degli spettacoli teatrali di Sua Altezza Reale. Nel 1785 partì per il suo Grand Tour.
Tornato dai suoi viaggi si stabilì prima a Roma e poi a Napoli, dove entrò a fare parte dei circoli di personaggi quali il suo cugino e Senatore di Roma Abbondio Rezzonico, l’ambasciatore spagnolo e archeologo Don José Nicolás de Azara, la pittrice Angelika Kauffmann, l’antiquario e ambasciatore inglese Sir William Hamilton, il segretario di stato Sir John Acton e lo storico dell’arte Jean Baptiste Louis George Seroux D’Agincourt.
Venne ritratto da artisti famosi come Élisabeth Vigée-Le Brun, Gavin Hamilton e Johann Zoffany.
In occasione della presentazione del fondo Carlo Castone Della Torre di Rezzonico è stata allestita una mostra nella quale sono esposti al pubblico i volumi più pregiati.
Presentazione del fondo e introduzione
Angela Windholz, Responsabile Biblioteca dell’Accademia di architettura
Mario Mascetti, Storico
Conferenza
Pierluigi Panza, Scrittore
“Un poligrafo per il passato. Carlo Castone Della Torre di Rezzonico e la cultura antiquaria del Settecento”
Libri di Carlo Castone della Torre
di Rezzonico
21 maggio
2013
di Rezzonico
21 maggio
2013
Metamorfosi urbana: Il cantiere della Metropolitana Milanese 1958-1962
mostra fotografica a cura di Francesca Ambrosio e Angela Windholz
con un testo introduttivo di Vega Tescari.
Un filo rosso nella storia di Milano
conferenza di Gianni Biondillo
La Biblioteca dell’Accademia di architettura di Mendrisio prosegue le sue archiletture con la presentazione del fondo archivistico sul cantiere della Metropolitana Milanese, acquistato nel 2011.
Il materiale progettuale e documentario - composto da rilievi, mappe, calcoli strutturali e conti economici - è arricchito da un corpus di 269 fotografie in bianco e nero relative ai lavori della tratta Amendola Fiera-Sesto Marelli, che testimoniano la definitiva trasformazione della Milano postbellica in città del modernismo europeo. Una selezione di queste fotografie, che rivelano la temporanea cesura del tessuto urbano milanese negli anni Cinquanta e Sessanta, viene esposta in Biblioteca nella mostra Metamorfosi urbana: Il cantiere della Metropolitana Milanese 1958-1962, curata da Francesca Ambrosio e Angela Windholz, con un testo introduttivo di Vega Tescari.
La collezione completa sarà consultabile sul sito metromilano.biblio.arc.usi.ch, attraverso l’archivio digitale La documentazione fotografica sul cantiere della Metropolitana Milanese 1958-1962, curato da Silvio Bindella e Nadir Marcon.
In occasione dell’inaugurazione Gianni Biondillo, scrittore e architetto, racconta come il grande cantiere, uno dei più moderni dell’epoca, abbia modificato il metabolismo della città.
mostra fotografica a cura di Francesca Ambrosio e Angela Windholz
con un testo introduttivo di Vega Tescari.
Un filo rosso nella storia di Milano
conferenza di Gianni Biondillo
La Biblioteca dell’Accademia di architettura di Mendrisio prosegue le sue archiletture con la presentazione del fondo archivistico sul cantiere della Metropolitana Milanese, acquistato nel 2011.
Il materiale progettuale e documentario - composto da rilievi, mappe, calcoli strutturali e conti economici - è arricchito da un corpus di 269 fotografie in bianco e nero relative ai lavori della tratta Amendola Fiera-Sesto Marelli, che testimoniano la definitiva trasformazione della Milano postbellica in città del modernismo europeo. Una selezione di queste fotografie, che rivelano la temporanea cesura del tessuto urbano milanese negli anni Cinquanta e Sessanta, viene esposta in Biblioteca nella mostra Metamorfosi urbana: Il cantiere della Metropolitana Milanese 1958-1962, curata da Francesca Ambrosio e Angela Windholz, con un testo introduttivo di Vega Tescari.
La collezione completa sarà consultabile sul sito metromilano.biblio.arc.usi.ch, attraverso l’archivio digitale La documentazione fotografica sul cantiere della Metropolitana Milanese 1958-1962, curato da Silvio Bindella e Nadir Marcon.
In occasione dell’inaugurazione Gianni Biondillo, scrittore e architetto, racconta come il grande cantiere, uno dei più moderni dell’epoca, abbia modificato il metabolismo della città.
MetroMilano
8 maggio
2012
8 maggio
2012
La Biblioteca dell’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera italiana inaugura le sue archiletture con un omaggio a Augusto Guidini, architetto, pubblicista, bibliofilo, promotore della tutela dei monumenti storici e attivista culturale in Ticino.
Personaggio poliedrico, come dimostra la vasta produzione teorica che ne affianca la carriera artistica e l'impegno politico, il Guidini si distingue come figura di rilievo della cultura architettonica italiana postunitaria. A causa della molteplicità degli interessi e degli entusiasmi che talvolta lo resero persino troppo anticipatore, molti suoi progetti non furono realizzati e sinora la sua personalità è stata analizzata solo in alcuni aspetti specifici, come per esempio il ruolo pioneristico con cui promosse la cultura della tutela dei monumenti e del patrimonio storico in Ticino.
La Biblioteca dell’Accademia di architettura di Mendrisio ha dunque deciso di presentare al pubblico il fondo librario che le è stato offerto, e in collaborazione con l'Archivio del moderno, che conserva una parte cospicua dei suoi disegni, fornire una prima introduzione critica alle variegate attività che fanno di Guidini un ticinese illustre che riassumeva in un vivace eclettismo le grandi tradizioni architettoniche del cantone.
Introduzione
Christoph Frank
Il fondo librario di Augusto Guidini a Mendrisio
Angela Windholz (Biblioteca dell’Accademia di architettura)
Progetti di Augusto Guidini tra biblioteca e archivio: relazioni a stampa e disegni di architettura
Valeria Farinati (Archivio del Moderno, Mendrisio)
Il progetto del Palazzo degli Studi a Lugano di Augusto Guidini e Otto Maraini
Riccardo Bergossi (Archivio del Moderno, Mendrisio)
L'architettura dell’Eclettismo e Augusto Guidini: percorsi tra l'Italia e il Canton Ticino
Ornella Selvafolta (Politecnico di Milano)
Augusto Guidini fautore della tutela dei monumenti in Ticino
Chiara Lumia (SUPSI e Politecnico di Milano)
Personaggio poliedrico, come dimostra la vasta produzione teorica che ne affianca la carriera artistica e l'impegno politico, il Guidini si distingue come figura di rilievo della cultura architettonica italiana postunitaria. A causa della molteplicità degli interessi e degli entusiasmi che talvolta lo resero persino troppo anticipatore, molti suoi progetti non furono realizzati e sinora la sua personalità è stata analizzata solo in alcuni aspetti specifici, come per esempio il ruolo pioneristico con cui promosse la cultura della tutela dei monumenti e del patrimonio storico in Ticino.
La Biblioteca dell’Accademia di architettura di Mendrisio ha dunque deciso di presentare al pubblico il fondo librario che le è stato offerto, e in collaborazione con l'Archivio del moderno, che conserva una parte cospicua dei suoi disegni, fornire una prima introduzione critica alle variegate attività che fanno di Guidini un ticinese illustre che riassumeva in un vivace eclettismo le grandi tradizioni architettoniche del cantone.
Introduzione
Christoph Frank
Il fondo librario di Augusto Guidini a Mendrisio
Angela Windholz (Biblioteca dell’Accademia di architettura)
Progetti di Augusto Guidini tra biblioteca e archivio: relazioni a stampa e disegni di architettura
Valeria Farinati (Archivio del Moderno, Mendrisio)
Il progetto del Palazzo degli Studi a Lugano di Augusto Guidini e Otto Maraini
Riccardo Bergossi (Archivio del Moderno, Mendrisio)
L'architettura dell’Eclettismo e Augusto Guidini: percorsi tra l'Italia e il Canton Ticino
Ornella Selvafolta (Politecnico di Milano)
Augusto Guidini fautore della tutela dei monumenti in Ticino
Chiara Lumia (SUPSI e Politecnico di Milano)
Augusto Guidini
8 dicembre
2011
8 dicembre
2011